Pare che in Giappone siano più di un milione i giovani che vivono rinchiudendosi nella propria camera e isolandosi dal mondo. Questa forma di disagio si chiama hikikomori.
Nonostante in Italia non vi siano ancora così tanti casi, il termine hikikomori è entrato nel vocabolario della nostra lingua per indicare quei giovani che, per loro volontà, vivono in disparte, senza contatti sociali, trascorrendo le giornate chiusi in camera, al buio, spesso davanti a un computer connesso a Internet.
Hikikomori
In Oriente il termine hikikomori è stato coniato verso la fine degli anni ’90 usando le parole Hiku=tirare e Komoru=ritirarsi, e viene usato sia per spiegare il fenomeno di chi sta in disparte e si isola, sia per indicare chi ne è colpito. Nel Paese del sol Levante i casi di giovani adolescenti che vivono fuori dalla realtà sono numerosi; spesso soggetti maschi, primogeniti, con madri apprensive e padri assenti perché lavorano troppo, genitori che pongono molte attese sui figli.
È difficile però dare un’unica colpa, perché probabilmente la causa è un sistema sociale disagiato, rigido e in crisi, che porta alcuni giovani fragili a reagire in questo modo.
Il primo segnale che qualcosa non va, solitamente è il disagio scolastico, che si trasforma con il tempo in chiusura verso tutto e tutti.
Hikikomori
I giovani hikikomori presentano spesso una sintomatologia complessa: soffrono di depressione, letargia e isolamento sociale, accompagnati da disturbi ossessivo compulsivi. Alcuni vivono come clochard, in stanze buie e sporche, impedendo a chiunque di entrare, e non si lavano anche per parecchi giorni, mentre altri rimangono sotto la doccia per ore.
Trascorrono le giornate dormendo e di notte guardando la tv, giocando al computer e navigando su Internet. Sono intelligenti, creativi, ma vogliono stare isolati. Gli unici contatti sociali avvengono virtualmente, quasi sempre con giovani simili, con i quali ci si chiama per nickname. Uno dei problemi a cui prestare attenzione in questi casi sicuramente è il cyberbullismo.
Hikikomori
Prima di parlare di hikikomori, è fondamentale che la reclusione dalla vita sociale duri da almeno 6 mesi. In adolescenza possono infatti capitare dei momenti di isolamento e non sono da confondere con questa sindrome, così come non bisogna scambiare il disturbo con la dipendenza da internet.
Tuttavia, quando genitori e adulti si accorgono che il proprio figlio adolescente incomincia a chiudersi in se stesso, a non voler più andare a scuola, a dormire tutto il giorno e vivere di notte al computer, dovrebbero rivolgersi a degli specialisti per un consulto, perché si tratta di situazioni preoccupanti.
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